“Salve, o mio Canalbianco,
ove l’acque tue quete
del Tartaro e dell’Emissario
nella mia verde Canda
disposandos, il battesimo prendi,
e tra biondi salci e acacie in fiore,
lemme lemme ten vai
fino all’Adriatico Mar che t’attende…”

Così il maestro Michelangelo Bellinetti di Canda scriveva nel 1937 alla vigilia di importanti rettifiche del canale per renderlo navigabile.

Ma da dove viene il nome e da dove trae origine il Canalbianco?

Per trovare l’origine del nome occorre tornare indietro di alcuni secoli.

Nel XV secolo la Repubblica di Venezia era da tempo in guerra contro i Visconti di Milano per il controllo di Bergamo, Brescia e la Val Camonica.

Dal 1395 il Polesine era sotto l’amministrazione congiunta di Venezia e Ferrara, in quanto era stato dato in pegno dagli Estensi in cambio di un cospicuo prestito. Dato che gli Estensi erano imparentati con i Gonzaga di Mantova, che si erano alleati con Milano, i Veneziani decisero, per ottenere la loro neutralità, di estinguere il debito e restituire il Polesine, che tornò così estense nel 1438.

Durante l’offensiva del 14311433 l’esercito milanese si era già trovato nella necessità di trasportare una flotta dal Po all’Adige; per fare ciò, era stata aperta una rotta all’altezza di Castagnaro, affinché le acque dell’Adige allagassero le Valli Grandi Veronesi e rendessero possibile il collegamento. Questo evento, conosciuto come la “rotta di Castagnaro” del 1432, portò alla nascita del canale Castagnaro (oggi estinto), che sfociava nel Tartaro all’altezza di Canda.

Per molto tempo il tratto di Tartaro a valle venne chiamato Castagnaro.canalbianco a Pontecchio zona interporto

Si narra che l’esercito dei Gonzaga, allo scopo di allagare le Valli Grandi Veronesi e permettere così a una loro flotta di transitare dal Po all’Adige e attaccare il dominio veneziano, provocarono la rotta dell’Adige tra Castagnaro e Badia; in realtà la cosa non andò come previsto (da cui il nome “Malopera“): il canale così aperto non aveva la pendenza giusta per riversarsi nel Castagnaro e le acque disalveate invasero le campagne.

È però possibile che gli storici successivi abbiano fatto confusione con la precedente rotta del Castagnaro e che si sia trattato in realtà di una rotta provocata da una piena dell’Adige.

Qualunque sia stata la causa, tutto il Polesine fu allagato, le popolazioni furono duramente colpite, l’economia fu distrutta e le opere di bonifica idraulica realizzate fino a quel momento furono devastate dall’alluvione.

Le rotte rimasero aperte diversi anni e sia gli Estensi che i Veneziani faticarono non poco a “domare” l’Adige.

Ad alcuni storici piace pensare che i racconti del “Diluvio Universale” di Leonardo da Vinci fossero in realtà descrizioni di quello che accadeva nella bassa pianura verso la fine del secolo XV, quando il “Genio” attraversò le nostre terre per raggiungere Venezia.

Le acque del Tartaro a causa del trasporto solido divennero grigiastre e torbide tanto che da quel tempo il tratto verso valle fu chiamato Canalbianco.

Fino agli anni ’30 del secolo scorso il Canale aveva uno sbarramento a Bosaro, Ponte del Ghebbo, in modo che le acque potessero scaricare in Po mediante la Fossa di Polesella.

Il Canalbianco fu rettificato in più punti prima della seconda guerra mondiale (fu chiamato anche canale Mussolini) per cercare di renderlo navigabile; allora si pensava alle “Peniche” imbarcazioni che non superavano le 600 tonnellate di stazza lorda.

Dopo l’alluvione del 1951 si provvide alla realizzazione di moderni sostegni e ad allargare in più punti l’alveo.

Infine a cavallo degli anni novanta si portò il Canalbianco, con qualche strozzatura, a dimensioni idonee a far transitare chiatte di classe europea, 1350 t di stazza lorda.

Vi è da dire che, forse il Canalbianco non diventerà un canale navigabile ma sicuramente negli ultimi decenni è diventato un grande collettore di bonifica in grado di portare a mare le acque di 150.000 ettari.

Oggi la linea navigabile, come è noto è la Tartaro-Fissero Canalbianco-Po di Levante, consta di una serie di conche (Trevenzuolo, Torretta Veneta, Canda, Bussarie Baricetta), è collegata al lago inferiore del Mincio a Mantova ed alla laguna Veneta tramite la Po-Brondolo, oltre al Po con la conca di San Leone in Lombardia e con la conca di Volta Grimana a Loreo.

Adesso viene il bello…

Proviamo ad andar mangiare al “Tintero Boat” in comune di Legnago un posto molto suggestivo!

Alla prossima.